Arrendersi al pianto

Mi capita di arrendermi al pianto.
Ho imparato a concedermelo.
Anche se non ne sono arrivata ancora davvero in fondo, mi sento sulla strada giusta.
L'ho sempre più o meno fatto: ogni tot mesi si manifesta il motivo per sfogarsi e lasciar andare.
Una piccola ultima cosa che attiva il flusso completo.

A te succede?

Pesi, frustrazioni, ingiustizie, responsabilità, stanchezza. Tutto fuori.

Ora, in gravidanza, credo di aver conosciuto e sperimentato un nuovo livello di "disperazione femminile".
Piango.
Mi scendono lacrime velocissime. Incontrollabili.
E dopo pochi minuti in cui "tiro su con il naso" inizio a singhiozzare, a contorcermi, a lamentarmi.
Non credo sia solo una questione ormonale, ma sono certa che Madre Natura ci metta sapientemente davanti a tale esperienza.
In passato decidevo intenzionalmente di fermarmi perché avevo timore di scoprire dove sarei potuta arrivare... lì giù in basso... troppo.
Ma adesso mi spingo sempre un pochino oltre, fino a che il processo non si compie. Ora ho la percezione di perdere parte di quel controllo dal quale ho la tendenza a farmi dirigere.

È liberatorio.
È necessario.
È propedeutico.

Lascio che il pianto scorra, che mi invada, che mi tappi il naso tanto da non riuscire a respirare.
Ascolto dove si localizza la tensione nel mio corpo, dove ha origine, quale è la sua forma.
La accolgo.
Mi abbandono per sciogliere quel turbamento nel quale la mia anima si trova imprigionata.

Gianluca è lì: mi tiene, mi accarezza, respira con me, mi asciuga le lacrime, mi culla, mi sussurra "va tutto bene", è presente.
Lo fa in modo adorabile e pregno d'amore.

Ma io sono inconsolabile fino a che il processo non si esaurisce.
Come se accedessi ad un nuovo livello di profondità, ad un dolore non solo mio.
Come se dovessi sradicare un disagio antico trasmessomi dalle mie antenate, come se ri-vivessi la mia venuta al mondo.
Come se mi dovessi rinnovare e liberare per prepararmi a lasciarmi andare.
Fino ad attingere e conoscere tutta la mia forza.

Sembra l'eruzione di un vulcano con l'andamento della lava: si scatena, mi attraversa e poi scarica all'esterno.
Fa piazza pulita, brucia e trascina con sè le cose vecchie e nascoste che magari ho trattenuto per tanto tempo senza mai esprimere.

So che la mia creatura sente ogni sussulto, ogni gemito, ogni contrazione.
Ma non voglio nascondermi o tacermi.
Deve sapere che mamma sta lavorando con impegno per divenire la migliore versione di se stessa.

Lascio completamente le redini del comando alla mia divinità interiore, mi infilo nella porta che mi suggerisce... sono confusa, incredula, dolorante... fino a che in un attimo tutto diventa pace, silenzio, intuito, saggezza, quiete.

E incontro la soffice leggerezza.


Non c'è giudizio, solo perdono.
In me affiorano espansione, nutrimento e verità.


Il processo è compiuto e mi addormento serena, stretta in un abbraccio d'amore.

Non avere paura di perderti e di arrenderti alla forza enorme che ti abita.
Abbi fiducia nel tuo corpo e danza insieme alla Donna che è in te, lei sa sempre cosa fare.

"Le donne spalancano porte dove non ce ne sono, e le spalancano e le varcano verso una vita nuova."
C.Pinkola Estès



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